ARZILLI VECCHIETTI

di Moreno Carlini

Mi capita sempre più spesso di incontrare persone con un’età simile alla mia, che hanno un gran bisogno di parlare e di raccontarmi loro momenti privati.

L’argomento su cui atterrano dopo qualche chiacchiera a casaccio, non sono i nipoti, i viaggi, il lavoro, l’ultimo spettacolo visto, l’ultimo libro letto, ma più semplicemente il sesso…

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COMPLIMENTI ALLE GEMELLE SPECIALI

Ricevo e pubblico molto volentieri.

E faccio pure complimenti sinceri… 🙂

………………………


Moreno buonasera, sicuramente penserai che sono un fanatico, sbruffone e molto poco modesto però te lo chiedo lo stesso.

Quest’anno le mie tre figlie gemelle (Gioia, Stella e Giada) hanno fatto la maturità e tutte e tre in tre scuole diverse (liceo classico, Alberghiero e Ragioneria) sono uscite con 100 e lode.

A me e a mia moglie Moisa (commessa da Pensa), ma sicuramente anche a loro, farebbe molto piacere un post per elogiarle e complimentarsi con loro.

Lo so è una richiesta, te l’ho già detto, poco modesta, però nel tempo ne ho visti tanti di post di ragazzi spoletini che sono distinti in varie attività o discipline.

Grazie

Daniele Ceccarelli

IL TELEFONO DEL VENTO

di Lu Pajaccio

“Spoleto città d’arte”

pù però…..

“Quillu fregano davanti a stazione..!!”

che schifo…….!!

“Quilli occhiali acciaccati la pamrotonda de piazza vittoria”

che schifo….sordi vuttati…!!!

“E lu core a San valentino…..e a stella a Natale….”

per carità……sordi vuttati…!!!!!

“A Cabina du Vento”

è ma…..li sordi.?!?!….ma n’se puntiono spenne mejo????

Mo io n’ve vorrebbe di gnente….ma po’ sta che n’ve sta vene mai n’cazzu????

ma se na fondazione…..che già fa tantissimo per la città….decide di destinare un piccola somama per il nutrimento dell’anima….più che delle saccocce o della frustrazione di alcuni….

ma farà m’pó come je pare???

poi però me riccomanno…quanno jete a stusciuni fori città…..e ve dimannano da do venite…..

diteje…..

“Da SPOLETO a Città D’ARTE!!!!?”

pija n’corbu..!!!!

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CORTO CIRCUITO

Il mio amico Albertone, chiamato dagli amici “Cento cervelli” per la sua attitudine a far funzionare la capoccia, definiva “discussioni Strappamajette” quelle che si tengono al bar.



Succede quando due persone discutendo su argomenti da bar appunto, quindi semplici, si accalorano e cominciano a spingersi e poi si aggrappano alla maglietta l’uno dell’altro fino a strapparla, urlando: “…tenetemi, fermatemi che sennò je meno“.

Modalità “strappamajette” appunto.

E quello è un atteggiamento che, sbagliando, possiamo assumere un po’ tutti noi semplici abitanti di questo pianeta imperfetto.

Per questo la società sana elegge dei rappresentanti più maturi e dotati di forti qualità di diplomazia, li elegge soprattutto per trovare una soluzione civile a qualsiasi disputa.

Questo vale anche per le guerre ovviamente.

Deleghiamo insomma ai politici la soluzione diplomatica a qualsiasi tipo di conflitto, perché sennò va a finire a “strappamajette” e quello oltre che infantile, manco risolve. “Teneteme che je meno“.

Se però i politici, come succede in questi giorni, ci suggeriscono, magari pure indebitandoci, oppure sottraendo risorse a sanità, cultura, scuola, sviluppo, di comprare armi (che sarebbero per chi si fosse distratto, quelle attrezzature di cui parla anche la Costituzione all’art, 11, quelle cose che servono per la guerra) allora qualcosa a mio avviso funziona male .

Parte una specie di corto circuito che il mio amico Albertone avrebbe potuto usare per spiegare il senso della modalità “Strappamajette“.

Ciao Albertò. Un saluto da quaggiù dove si rischia sempre di ritrovarsi con la maglietta strappata o magari pure bruciata.

COME AFFRONTARE LA CRISI STELLANTIS?

La vicenda di Stellantis, con la chiusura di stabilimenti, delocalizzazioni e ridimensionamento della forza lavoro, rappresenta una delle sfide più complesse per il settore industriale in Italia, con impatti devastanti su occupazione e sviluppo territoriale. Le soluzioni non possono limitarsi a interventi emergenziali, ma richiedono strategie integrate e di lungo periodo. Ecco alcune proposte concrete:


1. Piano industriale nazionale per la transizione ecologica

  • Investire nella produzione di veicoli elettrici e innovazione tecnologica: L’Italia potrebbe sostenere la riconversione degli impianti esistenti verso tecnologie verdi, garantendo un futuro alle fabbriche minacciate.
  • Partnership pubblico-privato: Coinvolgere Stellantis e altre aziende automobilistiche in programmi di ricerca e sviluppo sostenuti da fondi statali o europei (ad esempio, il PNRR).
  • Formazione professionale per la transizione: Creare percorsi di riqualificazione per i lavoratori, adattandoli alle competenze richieste dalla mobilità elettrica e digitale.

2. Supporto alle PMI della filiera automotive

  • Incentivare l’innovazione delle PMI: Offrire agevolazioni fiscali o finanziamenti a fondo perduto per le imprese che producono componenti innovativi e sostenibili.
  • Rete di cooperazione locale: Favorire consorzi tra aziende per migliorare la competitività della filiera, con particolare attenzione alle regioni più colpite dalla crisi industriale.

3. Politiche attive del lavoro

  • Reddito di transizione lavorativa: Garantire un sostegno economico temporaneo ai lavoratori in uscita, legato alla loro partecipazione a percorsi di formazione.
  • Creazione di poli di riqualificazione regionale: Utilizzare fondi UE per istituire centri specializzati nella ricollocazione dei lavoratori.

4. Attrarre nuovi investimenti

  • Zone economiche speciali (ZES): Creare aree con incentivi fiscali per attirare aziende straniere, focalizzate su mobilità sostenibile e manifattura avanzata.
  • Rafforzare i rapporti con investitori globali: Promuovere l’Italia come hub strategico per la produzione automobilistica europea.

5. Contrattazione collettiva e tutela sindacale

  • Rafforzare il dialogo tra governo, sindacati e aziende: Introdurre tavoli permanenti per monitorare gli effetti della transizione industriale e proporre soluzioni condivise.
  • Clausole di salvaguardia occupazionale: Inserire nei contratti con grandi aziende impegni vincolanti per la tutela dell’occupazione e la produzione sul territorio italiano.

6. Spinta all’economia circolare

  • Promuovere il riciclo dei veicoli e dei componenti: Sostenere iniziative per il recupero e la rigenerazione delle auto in fine vita, creando nuovi posti di lavoro nel settore.

7. Uso strategico del PNRR

  • Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza potrebbe finanziare:
    • Riconversione industriale degli stabilimenti.
    • Potenziamento delle infrastrutture per la mobilità elettrica (colonnine di ricarica, reti intelligenti).
    • Programmi di formazione avanzata.

Conclusione
Affrontare la crisi Stellantis richiede una visione integrata che combini innovazione, sostenibilità e protezione sociale. Coinvolgere i lavoratori, le comunità locali e le imprese in un progetto condiviso può trasformare una minaccia in un’opportunità per l’industria italiana.

Se vuoi approfondire uno di questi punti o discutere di un progetto specifico, fammi sapere!

4o

Hai detto:

E sarebbe stupido pensare alla nazionalizzazione delle fabbriche in crisi?

ChatGPT ha detto:

ChatGPT

Non è affatto stupido pensare alla nazionalizzazione come una possibile soluzione per le fabbriche in crisi, ma è una scelta che presenta pro e contro significativi. Storicamente, questa strategia è stata utilizzata in momenti critici per salvaguardare settori strategici o garantire posti di lavoro, ma il suo successo dipende molto dal contesto e dalla gestione successiva.

Vantaggi della nazionalizzazione

  1. Salvaguardia dell’occupazione
    • Il governo potrebbe assumere un ruolo diretto nel mantenere i posti di lavoro e garantire un reddito ai lavoratori, evitando il collasso sociale in regioni particolarmente colpite.
  2. Protezione dei settori strategici
    • L’industria automobilistica è cruciale per l’economia italiana, non solo per i posti di lavoro, ma anche per il suo contributo al PIL, all’export e all’innovazione tecnologica.
  3. Possibilità di riconversione industriale
    • Con il controllo pubblico, le fabbriche potrebbero essere riconvertite verso produzioni sostenibili, come veicoli elettrici o componenti per energie rinnovabili, senza essere vincolate esclusivamente alle logiche del mercato.
  4. Riduzione della dipendenza da multinazionali
    • Nazionalizzare potrebbe rendere il Paese meno vulnerabile alle decisioni delle grandi multinazionali, che spesso agiscono seguendo priorità globali e non locali.

Svantaggi e rischi della nazionalizzazione

  1. Alto costo per lo Stato
    • L’acquisizione di fabbriche e la loro gestione richiedono ingenti risorse pubbliche, che potrebbero pesare sui bilanci statali già provati da debiti elevati.
  2. Rischi di inefficienza gestionale
    • Senza una governance adeguata e basata su criteri di mercato, le aziende nazionalizzate rischiano di diventare poco competitive, accumulando perdite e necessitando di continui interventi pubblici.
  3. Conflitti con l’UE
    • La nazionalizzazione potrebbe essere vista come una forma di aiuto di Stato non conforme alle regole europee, generando possibili sanzioni o frizioni politiche.
  4. Scoraggiamento degli investimenti privati
    • La nazionalizzazione potrebbe inviare un segnale negativo agli investitori, spaventati da una possibile ingerenza dello Stato nell’economia.

Un modello alternativo: nazionalizzazione parziale o temporanea

Un approccio meno drastico potrebbe essere la nazionalizzazione temporanea o parziale. Questo modello è stato utilizzato in passato con successo:

  • Caso Alitalia (2008-2021): anche se controverso, il controllo pubblico ha garantito per anni la continuità aziendale.
  • Caso Renault in Francia: il governo francese detiene una quota significativa dell’azienda, influenzandone la direzione senza gestirla direttamente.

Con un approccio simile, lo Stato potrebbe:

  1. Acquisire quote di partecipazione, lasciando la gestione operativa a professionisti o partner industriali.
  2. Utilizzare la nazionalizzazione come strumento temporaneo per stabilizzare l’azienda, rilanciarla e successivamente rivenderla a condizioni favorevoli.

Conclusione

La nazionalizzazione non è una soluzione stupida, ma deve essere valutata con attenzione, considerando il contesto economico, sociale e politico. Potrebbe funzionare come ultima risorsa o in combinazione con altri strumenti, come investimenti pubblici mirati, incentivi alla riconversione industriale e partnership strategiche.
Se il settore automobilistico è considerato davvero strategico per il futuro del Paese, una nazionalizzazione mirata e temporanea potrebbe rappresentare una scelta coraggiosa ma sensata.

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DON MATTEO E LA FLETCHER

Sai che ti dico?

Le puntate di Don Matteo che mi è capitato di vedere, cominciano ad esprimere quell’atmosfera rarefatta tipica dei telefilm, spesso anglosassoni, che trattano di omicidi in provincia.


La città di Spoleto comincia sempre più ad assumere il ruolo di palcoscenico sfilandosi generosamente da quello di protagonista, per lasciare spazio a storie che cominciano a mio avviso ad avere un carattere.

Sempre di costruzione semplice si tratta, ma l’intreccio nel racconto di diversi livelli di accadimenti, muove un interesse che nelle prime puntate mi sembrava non ci fosse.

Bravi gli autori e chi costruisce la puntata e pure gli attori che si devono confrontare con quelli di prima tanto apprezzati dagli spettatori.

Poi che Spoleto diventi la città di Don Matteo è un male, ma solamente se rimane solo quello.

Spoleto può ospitare le avventure del prete detective e anche altro, esaltando la sua funzione di città tagliata per lo spettacolo.

Bravi!

E qualcuno capirà anche lo sforzo fatto per apprezzare questa serie nata come strapopolare, che però riesce a crescere, anche se lentamente, nella costruzione drammaturgica.

Peccato che il giovedì la serie girata a Spoleto sia nello stesso orario di “Splendida Cornice” di Geppi Cucciari, vera perla della programmazione RAI.

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Thomas Smith

Proprietario di un ristorante

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