“Sono Wolf, risolvo problemi”. “Sono L. Alzheimer, ho lavoro per lei”.: Maledetto Berlusconi.
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Stavo recitando in “Vita di Galileo”, regìa G. Lavia quando fu fatta la prima diagnosi di Alzheimer a mia moglie.
Anche lei è stata attrice. La nostra unione dura da sessant’anni.
Mai una crisi. A questo annuncio, io presi la decisione di non fare più teatro per starle vicino e assisterla…finché morte non ci separerà.
Sono quasi dieci anni che mi occupo di lei.
Ho seguito e seguo tutti gli sviluppi di questa assurda malattia.
Abbiamo una figlia e due nipoti. Questa figlia ci ha sbattuto la porta in faccia e si è resa incontattabile.
Il titolo provvisorio era “Maledetto Berlusconi” perché credo che quest’uomo abbia prodotto danni irreparabili all’Italia.
E ho scritto a pezzi e bocconi, tenendo d’occhio mia moglie, cercando di distrarla nelle sue intemperanze, tenere desta, almeno dentro di me, anche la sua memoria che si andava svuotando e farla partecipare in qualche modo alle, ormai solo mie, sofferenze.
Ci sono le nostre storie, le nostre carriere e ricordi della vita da teatranti, personaggi e luoghi comuni a generazioni di teatranti.
Non pettegolezzi eclatanti.
Luoghi e persone che non ci sono più.
Gabriele Lavia mi ha fatto la presentazione e Tommaso Le Pera ha realizzato la copertina.
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